giovedì 14 gennaio 2016

ROCKWELL GROUP, EXPANDED CINEMA

Miriam De Rosa, la cui riflessione teorica è finalizzata a una ridefinizione teorica che ha come oggetto la coesistenza e trasformazione tra media tradizionali e nuovi media, è autrice di Cinema e postmedia, Postmediabooks editore, 2013, Milano. Qui, partendo dall'analisi di alcune configurazioni di cinema espanso (expanded cinema, cinema che, a detta dell'autrice,  si dà oltre lo schermo di una sala cinematografica e che si disperde e moltiplica su altri schermi nello spazio delle gallerie, dei musei e degli spazi urbani), elabora i due concetti - chiave di ESPERIENZA FILMICA   SPAZIO IMMAGINE.
Utilizzando le prospettive teoriche di:
·       Cultural studies, che considerano le interrelazioni tra prassi sociali come prima componente costitutiva della cultura.
·       Media studies, che situano i media nell'ambito di reti intermediali e intertestuali , evitando i compartimenti stagni
·       Visual studies, che pongono attenzione non solo all'arte, ma al linguaggio visuale più esteso, tenendo conto dell'elemento corporeo della percezione. Oggetto di studio dei visual studies è il testo visivo,  con attenzione ai processi e dunque anche al meccanismo della visione  e all'orizzonte esperienziale del processo visuale,

 e poiché 'oggetto di indagine è  l'evento del cinema espanso,  si rende necessario per l'autrice prendere in considerazione  il suo setting, l'ambiente e il suo farsi, dunque slegare il fenomeno filmico - visivo dal supporto soltanto testuale, e passare dall'analisi del  testo visivo a quella dell'dato esperienzale di istanza visuale (cfr. p.16).



ESPERIENZA FILMICA E MOVIMENTO DEGLI SPETTATORI

Prendendo come oggetto- modello per la sua indagine  l'installazione Hall of Fragments del 2008 realizzata dal Rockwell Group in collaborazione con Jones + Kroloff per la Biennale Architettura di Venezia, Miriam De Rosa elabora  il concetto di ESPERIENZA FILMICA, un modello di esperienza del cinema che, per lo spettatore, esclude la staticità della poltrona di una sala cinematografica, presupponendone, per prima cosa, il movimento:

HALL OF FRAGMENTS , David Rockwell Group con Jones + Kroloff , 2009.




Si trattava di una videoinstallazione interattiva, con grandi schermi curvi che formavano una sorta di corridoio attraverso il quale passavano le persone che entravano nella mostra Out here: Architecture Beyond Building, all'11ª Biennale di Architettura di Venezia, 2008. Quando i visitatori camminavano tra gli schermi, apparivano sugli schermi cascate di frammenti. Gli architetti hanno basato quella cascata di forma in infinite variazioni, su algoritmi legati a sensori che intercettavano il movimento dei visitatori. Ciascuno spettatore generava un movimento diverso. Sotto a ciascuno schermo gli spettatori avevano sotto gli occhi  una distesa di piccoli  monitor sui quali scorrevano sequenze prelevate da diversi film da cui erano tratte le immagini che entravano nell'installazione e dunque in un nuovo contesto  Ciascun visitatore creava una sequenza da un singolare unico gruppo di immagini.  Si trattava di forma audiovisiva  in grado di innescare una serie di procedure , disegnare una serie di spostamenti dello spettatore e attivarne nuovi comportamenti.  Dunque l'installazione diveniva  un dispositivo di visione: le immagini-sequenze andavano a creare una nuova continuità, diversa da quella del montaggio cinematografico, (con una rottura quindi rispetto al cinema tradizionale),  una continuità non lineare, un affiancamento sulla base di combinazioni e moltiplicazioni di immagini  (così come ogni tanto un unico frame invadeva tutti gli schermi) .

Secondo De Rosa, ci si trova qui di fronte a una configurazione esperienziale del filmico, nella quale si determinano le seguenti condizioni:
·       Principio costitutivo e formale di questa videoinstallazione è una nuova estetica del frammento che enfatizza l'unicità del frammento e la sua dispersione. Largo uso del Pastiche, delle forme di Remix e Mash Up, del citazionismo.
·       Lo spazio è video architettonico, determinato dalle immagini attivate dal movimento. 
·       E' presente una relazione fisica ed emotiva con lo spazio. Sono video costruzioni che determinano una interazione tra spettatori e e immagini in movimento che pervade lo spazio e crea i propri  tracciati in esso . L'immagine in movimento si dà e si apre, incontra il soggetto.
·        "Ci troviamo in una nuova fase della vita del film... alla luce della quale l'istanza filmica appare nella sua entità solo se inserita nell'ambito di una dimensione espansa... con nuove istanze mediali" Qui il medium "è nella sua natura viva. Non è dato a priori , ma si costituisce nella costante operazione innescata dalla sua attivazione ed espressione in rapporto ad altri media"(p.56) Qui il medium è dato nel suo farsi, nella sua dimensione esperienziale.

Il concetto di ESPERIENZA FILMICA è dato dunque in primo luogo dalla presenza di un'istanza cinematografica in uno spazio esperienziale. Qui il cinema diventa un'esperienza vissuta, nella quale si implica una nuova attenzione alla  dimensione spazio-ambientale. Si assiste a una mutazione della spettatorialità classica, che qui si apre a variazioni e trasformazioni nelle pratiche di fruizione e consumo. Viene meno l'esclusività della visione, con maggiore possibilità di intervento per il soggetto,  che diventa esploratore, mappatore, costruttore, insomma designer del suo proprio spazio.  (p.60). L'istanza cinematografica in uno spazio esperienziale è istanza che va in direzione del soggetto,  urta il soggetto, istituisce un'interazione tra osservatore e osservato. Si realizza una riorganizzazione (design) dello spazio, dell'ambiente, un nuovo abitare. Un design dello spazio percettivo, immersivo, visivo.
SPAZIO IMMAGINE URBANO: GLI URBAN SCREEN CHE RISCRIVONO LO SPAZIO E LO TRASFORMANO


Qui la De Rosa  prende come oggetto di indagine-modello il primo  schermo interattivo più grande d'Europa, inaugurato il 19 dicembre 2007 a Milano, che  aveva avuto un palinsesto variegato,  dedicato a pubblicità , arte (proiezione del film di Fishli e Weiss, The way things go, 1987), Comune e Istituzioni, Fotografia (mostra di  fotografi della Magnum-Contrasto), il Campionato europeo Calcio 08, e poi lo schermo fu rimontato per vedere il Campionato di Calcio  Mondiale nel 2010). La piazza diventa teatro di visione, creandosi una dimensione quotidiana dell'esperienza filmica.    Prende qui corpo, secondo De Rosa,  uno spazio -immagine: l'immagine in movimento mette in moto e configura un processo di colonizzazione dello spazio.

Si può affermare che le mediafaçades, abbiano: 
  • Funzione attrattiva (affidata alla scala e alla capacità amplificativa visuale e sonora)?
  • Funzione aggregativa sociale?
  • Fluidità, movimento dinamico del cinema non nel buio di una sala, ma alla luce variegatadella piazza?
  • Funzione di interfaccia culturale ?
  • Nucleo di tanti Network cittadini connessi in una ampia struttura reticolare?
  • Funzione di punto di incontro, spazio di azione congiunta, comunicazione reciproca influenza?
  • Funzione di una enfatizzazione  dell'aspetto di embedment (incorporazione) rispetto allo spazio urbano e della percepire, sperimentazione della città?




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