giovedì 10 novembre 2016

EIJA-LIISA AHTILA #1, LA BIO E LE OPERE

                             
Eija-Liisa Ahtila, MeWe, Okat, Gray, 1993
Articolo su W.L.Ahtila, della redazione di DIGICULT
Mostra al Jeau de Paume
Intervista a E.L.Ahtila.


scheda a cura di Farnoosh Samadi 
Eija-Liisa Ahtila, artista visiva e filmmaker, nasce a Hameenlina in Finlandia nel 1959. Dopo aver studiato pittura tra il 1981 e il 1984 alla scuola di Belle Arti diplomandosi al Free Art School di Helsinki, si specializza in film e video al London College of Printing, School of Media and Management, Film and Video Departement di Londra ed infine alla American Film Institute, Advenced Tecnology Program di Los Angeles. Attualmente vive e lavora ad Helsinki dove  realizza le sue  opere sia in forma filmica che installativa, con più proiezioni video. I suoi esordi si collocano all’inizio degli anni ’80 quando fa parte di un effervescente gruppo di giovani artiste finlandesi che mirano al rinnovamento dell’arte figurativa individuando nuovi media e soprattutto nuovi contenuti che permettano di sottrarla alla commercializzazione. 
Negli anni '80 inizia il sodalizio con l’artista Maria Ruotsala con la quale critica aspramente le istituzioni dell’arte finlandese:
Monumento, ’86, alla Young Artist’s Exhibition, Ahtila e Ruotsala presentano una grossa pietra di granito su cui scolpiscono: “intuizione, espressione, originalità”, ovvero le parole d’ordine da cui vogliono trarre ispirazione. Sempre insieme, nella mostra “Metaxis-Young Hands” del 1987, si scagliano contro il feticismo col video La natura delle cose. Con sarcasmo ed ironia le due decantano le proprietà quasi spirituali degli oggetti che nelle forme allucinanti con cui ci vengono proposti offrono una soluzione immaginaria a problemi che però sono reali.
Quadrille. Performance, Biennale di Lati nel 1988:  Il loro intento è quello di sottoporre all’attenzione pubblica la necessità di costruire un nuovo museo delle arti in Finlandia e lo fanno come al solito con ironia; si pongono in piedi su due poltrone vestite da cameriere e atteggiandosi in pose tipiche delle statue antiche. Intanto alle loro spalle, su due schermi, compaiono diverse immagini manipolate di sculture e architetture del mondo classico. Il messaggio è chiaro: il museo non è un’istituzione eterna, ma storica,  e un museo di arte contemporanea può funzionare solo se connette l’arte passata con quella contemporanea.     
Sette installazioni:nel 1990 le due artiste sono nominate “giovani artiste dell’anno” avendo mostrato al Museo d’Arte Moderno di Tampere sette installazioni in sette diverse stanze collegate tra loro, tutte composte da fotografie, dipinti, oggetti e testi. La prima, che serviva da introduzione alle altre, Teacher Teacher!, affrontava polemicamente il problema dell’insegnamento: fino a che punto è lecito ed eticamente corretto indirizzare la formazione personale di un individuo senza che si sconfini nella violenza e nella costrizione? L’installazione prevedeva tre alberi di mele ricavati all’interno di un cubo di legno al centro della stanza; su di una lavagna era dipinto un panorama innevato, mentre su tre pareti colorate cerano  affisse fotografie, oggetti (fiori secchi, rami), con pannelli di stoffa che accoglievano scritte di bambini.
Plato’s Son, 1990 video di Ahtila e Ruotsala: un lavoro sulla struttura della società e sulla sessualità, in cui un alieno femmina arriva al centro di Sogol (“logos” al contrario) un pianeta delle idee, per studiare la relazione tra materia e spirito. L’aliena che viaggia in macchina giunge alla conoscenza del sistema di simboli sessuali prevalente nella nostra cultura e prende atto della dicotomia mente-corpo. Il sodalizio artistico Ahtila-Ruotsala si esaurisce all’inizio degli anni ’90 e da quel momento l’interesse di Ahtila vira decisamente su temi relativi all’identità, i rapporti interperonali, il quotidiano.
Ahtila sola:
Doing it, 1992: spesso le sue riflessioni partono da un tema politico, come in questo caso, in cui analizza l’esperienza alienante dei rifugiati. Tre telai metallici attaccati al muro fanno da supporto a  cinque fotografie vicino alle quali è posizionato un testo. I telai sono appena al di sopra degli spettatori e illuminati con fari che concentrano la luce nella parte superiore della stanza lasciando sotto uno spazio vuoto e circoscritto, assegnato al movimento. I testi e le immagini polemizzano con le idee convenzionali legate all’esperienza dell’integrazione. L’identità di un soggetto in un ambiente a lui estraneo comporta una serie di ridefinizioni e negoziazioni che portano di fatto alla creazione di un “terzo spazio” a metà tra quello d’origine e quello di approdo. L’invito è quello di superare il limite tra il sé e l’altro.
Dog Bites,1992-1997, serie fotografica,  tratta sempre il tema dell’identità,  ma stavolta prende spunto dall’universo canino. Le fotografie mostrano una donna nuda che imita le pose di un cane di fronte alla macchina fotografica nello stesso modo in cui i cani cercano di compiacere i loro padroni quasi cercando un adeguamento e una simbiosi con loro o anche, più semplicemente, un riflesso o la chiave per penetrare nel loro pensiero. Il lavoro mira a far riflettere sui limiti e sull’adeguamento del corpo sempre alla ricerca della consapevolezza di se stesso.
Eija-Liisa Ahtila, Gray, 1993
Me/We; Okay; Gray, (1993) Trilogia di short film da 90 secondi in cui l'artista lavora alla risignificazione dei topoi televisivi, specificamente pubblicitari, analizzando le derive dell’identità costretta a ridefinirsi e rimodularsi in continuazione nel rapporto con l’altro. In Me/We,  1993, minifilm di 90'' e installazione 
Un padre parla della sua famiglia  in un monologo e gli altri mimano le sue parole con la bocca.
Le loro emozioni si mescolano e diventano inseparabili



Eija-Liisa Ahtila, If 6 was 9, 1995
  If 6 Was 9, 1995 è la storia di un gruppo di ragazze che riflette sul tema della sessualità; il film racconta della vita di queste adolescenti (che parlano dei loro sogni e delle loro fantasie più intime) avvalendosi di uno schermo tripartito che frammenta il flusso narrativo.
Today, 1997, manifesto dell’aporeticità del tempo: memoria e immaginazione, colte nel flusso di coscienza, portano alla costruzione/rievocazione di storie potenziali. Ahtila rende le coordinate spazio-tempo inafferrabili lavorando sull’associazione complessa e simultanea con cui si coordinano i diversi registri espressivi.
Anne Aki & God, video-installazione del 1998 il personaggio principale (Aki), dimessosi dal suo lavoro di assistente alla produzione di applicazioni per computer presso la Nokia Virtuals, si ammala di schizofrenia e comincia a produrre una realtà propria fatta di suoni e visioni. Seguendo gli ordini di Dio che gli è apparso, Aki si crea una fidanzata immaginaria. L’installazione consiste in due larghe videoproiezioni, cinque monitors e un letto. Negli schermi televisivi un gruppo di uomini recita lo stesso testo riguardante la donna ideale, mentre compaiono inquadrature che mostrano alcune donne intervistate. Le loro parole incarnano le fantasie di un coro psicotico di uomini. La Anne virtuale creata dalla mente di Aki è rappresentata materialmente da una giovane donna; così vien dato corpo all’immaginazione e le due dimensioni, quella del reale e della finzione, si sovrappongono.
 Eija-Liisa Ahtila, Consolation Service, 1999

Consolation Service, 1999, certamente l’opera più “aristotelica” di Ahtila, eppure al suo interno frequenti e determinanti sono le incursioni nella sfera dell’illusione e dell’immaginazione che si affianca e si sovrappone ad un realismo solo di facciata e mai veramente preteso.
Love is a Treasure, 2002, film che  si compone di cinque episodi liberamente ispirati ad alcune interviste rilasciate da donne affette da disturbi mentali. La psicosi è pensata come la combinazione tra reale e fantastico, l’atto di guardare il mondo attraverso angolazioni invisibili e inconsuete. The House 2002, videoinstallazione il cui video è ’ultimo episodio del film di cui sopra, le immagini, che scorrono su tre schermi posizionati su tre muri di una sala, si muovono seguendo a volte la continuità della narrazione, altre volte rimanendo autonome e isolate dalla trama principale.  http://www.dailymotion.com/video/x4vwi5_the-house-eija-liisa-ahtila-1_creation
http://www.dailymotion.com/video/x4w98d_the-house-eija-liisa-ahtila-2_creation
Alla base di questo lavoro c'è un gioco di continue contaminazioni e sconfinamenti tra spazi distanti eppure vissuti in un unico luogo: quello della mente della protagonista Elisa che, dalla finestra del suo salotto, osserva i rami degli alberi mentre una tenda le impedisce di vedere un automobile parcheggiata in giardino. Così il rumore dell’auto riempie la stanza e l’esterno comincia a fluire all’interno annullando la distanza tra sogno e realtà. Ecco dunque che una mucca entra in casa e una automobile viaggia per le stanze mentre Elisa vola nell’aria sopra gli alberi. Anche il video The Wind 2002 è presente come terzo episodio in The Love is a Treasure. Racconta di una giovane donna, Susanna,  che,  incapace di gridare, sfoga le sue emozioni mordendosi le mani. Dalle finestre aperte del suo appartamento entra un vento violento che costringe la donna a risistemare i mobili.
The Hour of Prayer, 2006  alla Marian Goodman Gallery di New York. Il film è un progetto video a quattro canali che mostra l'esperienza vissuta da una donna intorno alla morte del suo cane. Bridget Goodbody, scrivendo per Time Out New York, scrive che si tratta di "un ciclo non narrativo di scene apparentemente casuali, ma comunque consequenziali." Una scienza scene mostra il cane che si  frattura alla gamba, un'altra mostra il cane portato ad un veterinario, una terza una diagnosi di cancro alle ossa, poi la vita della donna dopo la morte del cane. 

Where is Where? , 2009

Where is where?  2009,  55'', installazione su 4 schermi

Un poeta fa indagini su un omicidio. Due giovani algerini hanno ucciso un amico francese durante la guerra di indipendenza algerina. Mentre il poeta studia, si mescolano e lottano immagini del passato. Nel momento in cui il poeta scopre i due ragazzi seduti in una barca





Eija-Liisa Ahtila, L’Annunciazione, 2011

TheAnnunciation, videoinstallazione, 68ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia nel 2011. E' un’installazione composta da tre proiezioni d’immagini e film che reinterpretano uno dei motivi principali dell’iconografia cristiana, l’Annunciazione. Il film è stato girato in gran parte durante l’inverno gelido del 2010 nell’innevata riserva naturale di Aulanko, nel sud della Finlandia. Il set riproduceva l’atelier di un artista e la scena dell’Annunciazione. Tutti gli attori a parte due, sono non professionisti, per la maggior parte beneficiari dell’associazione caritatevole Helsinki Deaconess Institute. un gruppo di donne prepara uno spettacolo teatrale di Natale sull'Annunciazione, quando un angelo annuncia a Maria che darà vita al figlio di Dio. L'artista riprende questa scena da diversi punti di vista e questiona le modalità di comunicazione in un contesto confuso, formulando l'ipotesi secondo la quale viviamo su dei piani di percezione e di comprensione diversi.


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