domenica 25 novembre 2018

RYOJI IKEDA, IL SUBLIME DEL CODICE BINARIO

In questa scheda si fa qui riferimento al prezioso contributo rilevato nella lettura della tesi di laurea di Daniele Vergni in Teoriche dell'immagine elettronica per lo spettacolo, 2014-15, Università Romauno La Sapienza di Roma.  
http://www.ryojiikeda.com/
Ryoji Ikeda, nato a Gifu nel 1966, è un sound artist giapponese  che dal 1995 realizza concerti, installazioni immersive e registrazioni che integrano suono e immagini.  La sua attività si concentra sugli elementi minimali degli ultrasuoni e  delle frequenze, progettando con metodi matematici nelle sue opere la musica, il tempo e lo spazio.
Ha collaborato con il collettivo di Kyoto Dumb Type agli spettacoli S/N, OR e Memorandum, poi con Carsten Nicolai (Alva Noto) al progetto Cyclo e con il coreografo William Forsyte, poi con il matematico Benedict Grossper al progetto V¹L

Ikeda si occupa di estetica matematica e lavora con suoni orchestrali, con oggetti visivi elettronici e con fenomeni fisici, creando successioni grafiche che ricordano schermate generate da scarso segnale e proiettandole su grandi schermi, immergendo gli spettatori in una dimensione visiva e sonora multisensoriale pulsante e ipnotica. La sua attenzione si concentra su ciò che, dal punto di vista sonoro, viene catalogato come errore e rumore, ciò che normalmente i musicisti cercano di rimuovere dalle tracce. Invece R.I. rielabora gli errori  partendo proprio dal glitch come elemento basico della sua musica: il glitch è l’errore del sistema, l’irregolarità fastidiosa in un suono, il rompersi di una melodia mediante il disturbo generato dal rumore di informazione. Come scrive Daniele Vergni, "l’insuccesso tecnologico da sfondo diventa figura", ovvero ciò che nella musica tecno viene messo sullo sfondo, in secondo piano, nel lavoro di R.I. diventa suono centrale, nel suo minimalismo breve e ripetitivo.
Alla ricerca di nuove strutture e di ritmi, R.I. esplora una espansione timbrica che comprende microfrequenze, suoni filiformi, loop, texture con infra e ultra suoni, con un approccio plastico e spaziale del suono, inteso come materia sonora modificabile. 

Inizia a realizzare installazioni nel 2000, anno dell’uscita dell’album MATRIX, in cui  lavora con l’utilizzo di onde sinusoidali a frequenze molto alte e con rumore bianco, lavorando con il laptop come strumento musicale.

CICLO (2000),
realizzato in collaborazione con Carsten Nicolai (Alva Noto), è un progetto sulla visualizzazione del suono che viene realizzata durante una performance live in cui gli artisti monitorano i segnali stereofonici provenienti da dischi di vinile e li illustrano graficamente in 2D.  Esaminando gli errori strutturali e i loop attraverso i software di musica programmata, li visualizzano in moduli audiovisivi.
FORMULA è una serie di concerti live set dal 2000 Al 2005, i primi in cui R.I. comincia la sperimentazione del live set come performance audiovisiva. Qui Ikeda utilizza brani musicali realizzati tra il 1995 e il 2000, 
Qui si possono osservare le figure sonore e visive sulle quali opera R.I.: rumore bianco e glitches, sinusoidi acute con diversi battimenti, - Il live set, come ci informa Daniele Vergni nel suo studio, è formato da sei diffusori e quattro subwoofer per un totale di 12,400 watt una pressione sonora di 120 db, con effetti di panning tra altoparlanti di destra e sinistra. 
I colori sono il blu scuro, il nero, l’azzurro e il bianco, proiettati su un unico fondale frontale, con un potente fascio di luce bianca che colpisce il pavimento davanti ad esso. 
Nelle proiezioni, casuali, sono presenti elementi figurativi, come immagini di città, paesaggi industriali.

 'SPECTRA' (2001-2014) 
E' una serie di installazioni site specific su larga scala che, utilizzando intensi fasci di luce come materiale scultoreo, trasformano gli spazi urbani. Le ha realizzate ad Amsterdam, Parigi, Barcellona e, Londra e Nagoya, tutti luoghi dove le installazioni sono state realizzate  in diverse versioni: potenti fasci di luce bianca che rappresentano la più pura forma di trasformazione dell’elettricità in luce, consentono di vedere allo stato primario l’energia che è in grado di trasformare l’ambiente in cui interagisce e la percezione di esso.




DATAMATICS' (dal 2005 -2013)

Datamatics è di fatto un progetto multimediale, in cui Ikeda realizza diverse forme di immagini, sculture e new media in movimento, esplorando le potenzialità di percezione dell'invisibile quantità di dati che permeano il nostro mondo. 
Qui l'artista utilizza i dati come materia e tema, ma anche come figura estetica, poiché il database, ovvero la visualizzazione dei dati, diventa il modulo su cui si espande il suo impianto visivo e sonoro. 
Utilizzando frame rate elevati (100 fotogrammi al secondo), lavora con l'obiettivo di sollecitare la soglia di percezione dei visitatori, sia l’udito che la visione. 
Il progetto DATAMATICS comprende: 
due concerti audiovisuali  Datamatics [v.1[v.2]
due CD Dataplex (2005) e  Dataphonics (2010)

sei videoinstallazioni con diverse varianti:
data.spectra (2005)
data.tron (2007)
data.tron [advanced version] (2007-2011)
data.tron [8k enhanced version] (2008 - 2009)
data.tron [3SXGA+version] (2009)
data.tron [WUXGAversion] (2011)
data.tron [advanced version2] (2012)
data.matrix [n.1-101] (2009)
data.scan [3x3 grid version] (2009)
data.scan [1x9 linear version] (2011)
data.texture [5SXGA+version] (2012)
data.path con 7 proiettori (2013)

le seguenti installazioni scultoree:
data.film [n.°1 -a] (2007)
data.film [n.°1 -b] (2010)
data.microfim [n.°1-a] e data.microfim [n.°1-b] (2011)
un concerto radiofonico Dataphonics (2006-7)

SEGUE QUI UNA DESCRIZIONE DELLE SINGOLE OPERE CHE COMPONGONO DATAMATICS, opera che, nella sua totalità lavora su:
SINCRONISMO TRA SUONO E VISUALE
IMMERSIONE DERGLI SPETTATORI
IPNOTISMO CHE RISVEGLIA LA MEMORIA

.  


data.spectra (2005): in una stanza buia viene proiettata una stringa di numeri  alta 25 mmm e lunga 10 mt.  I dati diventano energia pura, luce.

data.tron (2007), videoinstallazione  che fa parte del progetto datamatics, ed è una installazione che si concentra sull’aspetto biologico dei dati, combinati con quelli informatici. Nella prima versione era costituita da un solo pannello frontale, successivamente al pannello frontale è stato aggiunto un pannello su pavimento. I visitatori si trovavano così all’interno di un fiume digitale, in cui le basse frequenze smuovono i visceri, mentre spiccano le alte frequenze.

data.path (2013)
vedi il video su vimeo
https://vimeo.com/76813693

data.matrix (2009)
vedi il video del concerto a Milano su vimeo 
https://vimeo.com/290155258


data.texture (2012) prevede immagini proiettate su un lungo pavimento 7x9x30 metri.
data.scan (2009-2011) Dati estratti da ricerche scientifiche che hanno mappato in due scale il cromosoma 11 presente nel DNA del corpo umano e l'universo astronomico . Il visibile e l'invisibile, l'udibile e l'inudibile.



Si tratta di un progetto in cui Ikeda ha sviluppato un sistema che converte ogni tipo di dato (testi, suoni, foto, film) in un codice a barre e in pattern binari compresi tra 0 e 1, con cui esplora le relazioni tra i punti critici della sorgente performativa e la percezione umana dello spettatore.

Durante i concerti, R.I. impiega i software in tempo reale, a volte rendendosi visibile al pubblico e altre volte no. Spesso scansiona durante il live i dati utilizzati nella sessione precedente.
Il sincronismo tra soundscape e visualscape è uno dei tratti fondamentali di questo lavoro di R-I: finalizzato alla immersione degli spettatori nel flusso dei dati, sollecitandone di continuo la percezione: l'ipnotismo dei suoni e delle immagini risveglia immagini mnemoniche nella mente e nel corpo di chi guarda e ascolta. Il database si materializza diventando una forma di narrazione che parla direttamente al corpo degli astanti.
Nell'intero ciclo di data.matics le seguenti figure sonore (generate da laptop) sono gli elementi fondamentali della composizione audio:
-suoni sinusoidali, rumore bianco, glitches, clicks, blips vari che formano strutture non melodiche, ma ritmiche.
Le seguenti figure sono invece gli elementi fondamentali della scrittura visiva,  con forti contrasti bianco e nero e con trasformazioni grafiche:
-Strutture degli errori di hard disk visive e sonore ( su fondo nero), con i bassi sonori e le ritmiche che generano inversioni di colore della proiezione, con un effetto flash.
- Corrispondenza tra rumore bianco e rumore visivo come macchia bianca.
-Sequenza DNA cromosoma n.11 con stop and go visivi e acustici, fino allo schermo bianco.
-Studi sul codice Morse Qui inizia l’uso della disarmonia, con sinusoidi fisse che scandiscono il tempo accompagnate da clik ritmici sincopati da un basso distorto, con immagine che scorre senza sincronia.
-Mapping 3D dell'universo
- Sezioni 3D di piani geometrici, mentre le sinusoidi corrispondono come cesure alle intersezioni dei piani.
-Strutture molecolari delle proteine con un tono basso a 50 hz senza sincronia con l’immagine. Clic che invertono il coolore delle immagini. Alla fine una sinusoide a 15000 hz e una schermata a righe.
-Sequenza DNA cromosomi n 1-22, X e Y. 
-Ipercubo 4D con griglie e filmato con  un drone realizzato da un cluster molto basso che accompagna un' immagine rotatoria.
-Mapping 2 D dell'Universo


videoinstallazione al Parc Avenue Armory di New York 
https://www.youtube.com/watch?v=omDK2Cm2mwo
Qui il codice a barre diventa un  immenso tappeto- parete ipnotico sul quale gli spettatori sono invitati a distendersi e  camminare. Un immenso codice a barre che diventa estetico, sensoriale: il fascino del sublime matematico.  


L'UNIVERSO PLANK 
L’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha rilasciato al pubblico nel 5 luglio del 2015 la prima immagine a tutto cielo ottenuta dal satellite Planck. Si tratta di una mappa della volta celeste in falsi colori che mostra per la prima volta a questa risoluzione l’emissione del cielo nella banda della radiazione elettromagnetica con frequenza compresa tra 30 e 857 GHz, ovvero dal millimetrico al lontano infrarosso.


Cercare nuove informazioni sull’origine e sull’evoluzione dell’universo è l’obiettivo principale del satellite Planck, lanciato nello spazio il 14 maggio 2009 dalla base di Kourou, nella Guyana francese. Questa mappa è il frutto dei primi 15 mesi e mezzo di raccolta dati, il risultato di una perlustrazione dell’intero cielo nelle bande di frequenza dove si annida la radiazione cosmica di fondo a microonde, la luce fossile primigenia, risalente a quando l’universo aveva appena 380.000 anni.
 L'UNIVERSO PLANK MICRO, 2015
Nel 2014-2015 Ryoji Ikeda vince il  2014 Prix Ars Electronica residency al CERN di  Ginevra e qui progetta e realizza le due installazioni audio-video.
Senza commenti: dall'infinitamente piccolo all'infinitamente immenso. Dimensioni di fronte alle quali lo spettatore è avvolto da meraviglia, piacere, stupore, ma al tempo stesso anche da spavento. Sono dimensioni di fronte alle quali la ragione si ferma per fare posto all'immaginazione e ad una forte emozione. 


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